A partire dall’altro ieri, mercoledì 3 dicembre, sono tornati i deflussi sugli ETF su Bitcoin.
Si erano interrotti a fine novembre, e per cinque sedute di borsa consecutive il trend si era invertito.
Invece pochi giorni fa è tornato ad essere negativo.
Dietro questa dinamica potrebbe essercene un’altra, legata direttamente alla liquidità.
I deflussi dagli ETF su Bitcoin
Durante il mese di novembre si erano verificati deflussi giornalieri anche relativamente forti.
Infatti sia il 13 che il 20 novembre sono stati superati gli 860 milioni di dollari di deflussi complessivi giornalieri.
Non si è trattato di un vero e proprio record, dato che il massimo deflusso giornaliero complessivo ha superato i 1.100 milioni di dollari, ma comunque si è trattato di cifre abbastanza paragonabili con quella del record assoluto.
Il 25 novembre però c’è stata una netta inversione di trend.
Da notare che quel giorno c’è stato il rimbalzino del prezzo di Bitcoin che lo ha portato fuori dal rischio di scendere sotto gli 80.000$.
A dire il vero il rimbalzino era iniziato già venerdì 21, tanto che quel giorno ci furono quasi 240 milioni di dollari di afflussi, ma il lunedì successivo alla riapertura delle borse si erano verificati nuovi deflussi per 150 milioni.
Il giorno dopo, martedì, è iniziata una nuova fase di afflussi terminata solamente l’altro ieri.
La cosa curiosa è che anche lunedì 1 dicembre, nonostante un forte calo del prezzo di Bitcoin fino a 84.000$, si erano verificati afflussi giornalieri complessivi sugli ETF anche se per soli 8 milioni di dollari.
Invece nelle ultime due sessioni di borsa, con un prezzo di BTC ancora sopra i 91.000$, si sono verificati complessivamente più di 200 milioni di dollari di deflussi.
La causa
In questo momento storico è in atto una dinamica che molto probabilmente sta condizionando i mercati finanziari, ed in particolare quelli americani.
Lo shutdown del governo USA iniziato il primo di ottobre ha temporaneamente privato i mercati del flusso di liquidità in uscita dai conti governativi statunitensi.
Le conseguenze negative di questo problema però su Bitcoin si sono iniziate a vedere solamente una settimana dopo l’inizio dello shutdown.
Quanto il 12 novembre lo shutdown è terminato, si erano accumulati sui conti governativi USA 150 miliardi di dollari non spesi. Ciò ha generato una piccola crisi di liquidità sui mercati americani a causa dei quali il prezzo di BTC è sceso da 115.000$ a 81.000$.
La prima settimana dopo la fine dello shutdown dai conti governativi USA sono usciti solamente 12 miliardi di dollari dei 150 accumulati nelle precedenti sei settimane, tanto che l’impatto sui mercati è stato quasi nullo. Infatti il picco minimo di prezzo di Bitcoin di questo periodo è stato toccato il 21 dicembre.
La seconda settimana dopo la fine dello shutdown ha però visto uscire dai conti governativi USA ben 38 miliardi di dollari, portando a 50 quelli usciti complessivamente dalla fine dello shutdown.
Queste uscite, decisamente più corpose, hanno avuto effetti positivi sul prezzo di Bitcoin, in particolare nella settimana successiva.
Poi però durante la terza settimana dopo lo shutdown, iniziata il 27 novembre, non solo dai conti USA non ci sono stati deflussi netti, ma addirittura ci sono stati nuovi afflussi per ben 34 miliardi di dollari.
Ciò ha di nuovo drenato liquidità dai mercati, tanto che il primo dicembre il prezzo di BTC è ridisceso fino a 84.000$. Due giorni dopo sono tornati i deflussi anche sugli ETF.
Il Dollar Index
Sebbene il livello attuale dei depositi sui conti governativi USA non sia risalito ai valori precedenti alla fine dello shutdown, dato che risulta essere a 937 miliardi di dollari contro i 953 del 12 novembre, questa recente risalita ha avuto un impatto negativo.
Tuttavia d’altra parte è in atto un’altra dinamica che invece sta favorendo la risalita del prezzo di Bitcoin.
In questo momento tale seconda dinamica sembra che sia riuscita a prendere il sopravvento sulla prima, anche se non è detto che questa situazione rimanga invariata ancora a lungo.
Si tratta della discesa del Dollar Index, passato negli ultimi dieci giorni da più di 100 punti a meno di 99.
Può sembrare una discesa lieve, ma per un indice come questo due punti e mezzo persi in dieci giorni non sono affatto pochi.
Va ricordato che l’andamento del prezzo di Bitcoin tende ad essere inversamente correlato a quello del Dollar Index sul medio periodo, e ciò significa che potrebbe aver beneficiato della sua discesa più di quanto sia stato danneggiato dal drenaggio di liquidità da parte del governo USA.
Le previsioni
A dire il vero il calo del Dollar Index potrebbe anche prendersi un momento di pausa, ma la prossima settimana la Fed dovrebbe tagliare i tassi di interesse.
Questo taglio dovrebbe far scendere ulteriormente il Dollar Index, anche perché con tassi più bassi si riducono i rendimenti dei titoli di Stato americani, che quindi potrebbero venir venduti.
Il fatto è che gli investitori esteri che vendono bond governativi statunitensi incassano dollari che poi rivendono per incassare la loro valuta, e ciò genera un aumento della pressione di vendita anche di dollari facendo così scendere il Dollar Index.
È possibile che nelle prossime due settimane diventi questa la dinamica dominante, anche perchè la settimana dopo il possibile taglio della Fed la banca centrale del Giappone dovrebbe invece aumentare i tassi di interesse facendo salire il rendimento dei titoli di stato giapponesi.
Dato che il Giappone è in assoluto il maggior detentore estero di bond governativi USA, una tale dinamica potrebbe portare a vendite cospicue di Treasury nel corso delle prossime due o tre settimane, facendo così scendere ulteriormente il Dollar Index.